La venerazione del martire Vito nella città di Mazara del Vallo.
- Maria Rosa Montalbano
- 15 giu
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Mazara del Vallo è una città della provincia di Trapani, il cui insediamento si sviluppò originariamente sulla sponda sinistra del fiume Mazaro, con carattere spiccatamente portuale (Fig. 1).

Secondo un'antichissima tradizione, Mazara è stata da sempre identificata come la città natale dei santi Vito, Modesto e Crescenzia, martiri del IV secolo, durante la persecuzione di Diocleziano. Tuttavia, non esiste alcun dato storico o archeologico che possa confermare la veridicità dell'origine mazarese di Vito, dal momento che possiamo solo basarci solo su narrazioni agiografiche e leggende popolari.
Le prime notizie su Vito sono da ricercare nelle Passiones, la più nota è la Passio san Viti, seculo VI vel VII composita et Romae invencta seculo VIII , ma è doveroso ricordare un'altra Passio dal testo latino che lo studioso mazarese Rizzo Marino aveva raccolto, trascritto e tradotto . Il giovane Vito nacque dal senatore romano Hylas e da Bianca, a Mazara, dove fu allevato dalla nutrice Crescenzia e dal pedagogo Modesto, dai quali conobbe la conversione al cristianesimo. Ma il piccolo Vito presto dimostrò straordinarie capacità taumaturgiche, che attirarono l'attenzione anche del padre, il quale volendo riportarlo all'idolatria, dinanzi alla sua fermezza, si affidò all'amico Valeriano che in quel tempo era preside della Sicilia. Tentando prima con le buone maniere e poi con le minacce, dinanzi ad ogni inutile tentativo, Valeriano lo riconsegnò al padre. Questi, privandolo della presenza di Crescenzia e Modesto, lo rinchiuse in casa con il solo obiettivo di raggiungere il suo intento, ma Vito fu incorruttibile. Avvisati da un angelo e scampando l'imminente arresto, i tre si imbarcarono su una piccola barca sul litorale mazarese, raggiungendo la Lucania, dove Vito continuò la sua pratica votiva e taumaturgica, sanando varie infermità e cacciando gli spiriti maligni dai corpi ossessi.
La fama dei suoi miracoli giunse fino a Roma, tanto che l’imperatore Diocleziano lo fece chiamare affinché liberasse sua figlia dal demonio. Grato a Vito per l'insperata guarigione della figlia, Diocleziano era pronto ad offrirgli qualunque ricompensa, con la sola condizione di sacrificare agli dei. Dinanzi all'incrollabile fede del giovane, ne ordinò il supplizio mentre si trovava in Lucania. La tradizione riferisce varie vicende clamorose come l'immersione nella pece bollente, la tortura col fuoco e l'affronto dei cani rabbiosi, da cui i tre Santi uscirono miracolosamente indenni. Con la decapitazione, il 15 giugno del 299 (o del 304 d.C.), Vito Modesto e Crescenzia diedero l'estrema testimonianza.
Maria Rosa Montalbano
(Socia AAMA)
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