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Festival "Le Vie dei Tesori"

Visita guidata della Grotta di Santa Venera

Marsala, 16 e 17 settembre 2023

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In collaborazione con l’Associazione culturale “Banca Marsalese della Memoria”, in occasione del Festival “Le Vie dei Tesori”, sono state aperte le porte ai visitatori della chiesa della Madonna delle Grazie e della Grotta di Santa Venera. La mattina di domenica 17 settembre 2023, abbiamo esplorato insieme ai visitatori questo antico sito monastico rurale della campagna marsalese.

Il tipico paesaggio rurale di Marsala è dominato da cavità naturali di natura tufacea. Appena fuori dalla città, le cavità naturali furono scavate per ricavare materiale da costruzione e, in seguito, riutilizzate a scopo funerario. Nel territorio circostante la città, le cavità naturali furono frequentate a scopo puramente agreste: ripari per greggi e armenti, abitazioni povere ma anche rifugi spontanei, per scampare agli invasori provenienti dal mare. È curioso sapere che queste grotte, attualmente individuate solo in parte e poco esplorate, erano collegate con la città tramite gallerie e cunicoli sotterranei. È giusto ipotizzare che i primi monaci insediati nel territorio marsalese abbiano trascorso qui la loro vita ascetica. 

Non è facile delineare le origini del monachesimo a Marsala. E’ noto dalle fonti scritte che, in età bizantina (VIII secolo), molti monaci greci giunsero in Italia meridionale e in Sicilia, esattamente a partire dal 726 d.C., a causa della persecuzione iconoclasta di Leone III Isaurico (717-741 d.C.). In tale occasione i religiosi scelsero come dimora luoghi isolati, lontano dai centri abitati.  

Dopo circa due secoli di dominazione araba, conquistata la Sicilia, Ruggero I, re dei Normanni, aveva come priorità quella di consolidare il proprio potere sul territorio e organizzare un’amministrazione efficiente. Un’opportunità gli venne dalla scomparsa della struttura amministrativa della Chiesa in età araba. Egli procedette alla ripartizione della Sicilia in diocesi e alla nomina di relativi vescovi. Nel 1093, Ruggero I fonda l’episcopato di Mazara costituito da un vastissimo territorio. Cinque anni dopo questo provvedimento, nel 1098, a Marsala si ebbe la fondazione di S. Maria della Grotta per volontà del comandante ‘Abd Allah an Naṣrānī (= il cristiano), conosciuto con il nome greco di Cristodulo, che affida la cura della chiesa a monaci di rito bizantino, i cosiddetti “basiliani”.   

Dal 1101, la casa reale normanna, per circa trent’anni, emanò progressivamente dei privilegi per questo ordine monastico, concedendo territori da evangelizzare e da sfruttare economicamente. In ordine cronologico i territori donati all’abbazia di S. Maria della Grotta furono: il villaggio di Farchina (Baglio Rinazzo) dove si venerava S. Michele Arcangelo; l’isola di Mothia dove si lavorava per l’estrazione del sale e si venerava S. Pantaleo (da qui il nome odierno dell’isola); il territorio dell’odierna contrada Rakalia, ricordata per la fertilità dei campi grazie alla presenza dell’acqua; la zona costiera paludosa dell’odierna Sappusi (nome arabo sepposin “papiro selvatico”); le chiese di San Giovanni al Boeo e di Santa Croce dentro alla città. E come ultimo questa zona, la contrada Badia (nome derivato dal nome latino abbatia = abbazia), dove si incominciò a venerare S. Venera (da qui il nome dell’altra contrada).    

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