Mare nostrum: questa è la definizione che i romani davano al Mediterraneo, per indicare il grande mare che bagnava quasi la totalità delle coste del “loro mondo”. Il Mar Mediterraneo, culla di alcune delle più antiche e influenti civiltà della storia, ha tessuto la trama di epiche vicende che si sono svolte lungo le sue coste. Sin dai tempi antichi di Cartagine - la potente città-stato che si scontrò con Roma nelle Guerre Puniche - il Mediterraneo, con le sue rotte commerciali, ha giocato un ruolo cruciale nel plasmare il corso della storia. Napoli, con la sua posizione strategica lungo la costa, è stata una delle città che ha tratto vantaggio da questi itinerari diventando un crocevia di scambi e contribuendo alla diffusione di idee e tradizioni.
Fondata dai Cumani con il nome di Parthènope nell’VIII secolo a.C. nel pieno periodo della colonizzazione greca, Napoli era collocata geograficamente nell’area comprendente il promontorio roccioso di Pizzofalcone e l’isolotto di Megaride, all’ora legato alla terra ferma. (1) L’insediamento rinacque poi nel V secolo a.C. con il nome di Neapolis (città nuova) a seguito della distruzione dell’abitato precedente. Neapolis, connessa al culto dell’omonima sirena da cui il primo nucleo prendeva il nome, si configura essere equivalente a Parthènope. La controversia viene poi chiarita da Livio il quale ci mostra un’unica comunità distinta nelle due realtà insediative, Neapolis e Palepolis (città vecchia) che corrispondeva all’antica Parthènope. (2)
Archeologicamente parlando, la fondazione da parte dei Cumani ci viene confermata dalla necropoli di Pizzofalcone, che ha restituito suppellettili e reperti di fattura prevalentemente coloniale. Per immaginare, dunque, quello che può essere il futuro di Napoli è bene comprendere l’origine della città partenopea parlando del sopra citato isolotto di Megaride e andando a risaltare le meraviglie di questo luogo, quotidianamente presente nelle vite dei cittadini che spesso gli volgono uno sguardo involontario.
Megaride sorgeva di fronte al monte Echia (il “Monte di Dio” dei napoletani, che sovrasta la località chiamata oggi “Santa Lucia”) dove, secondo Plinio, i greci fondarono Megara (e dove sicuramente costituirono il primo nucleo di Palaepolis) e dove, secondo Plutarco, Lucullo possedeva una villa con annessa peschiera. (3) Sappiamo inoltre che Megaride fu la casa dell’ultimo imperatore romano d’occidente, Romolo Augustolo, deposto dal barbaro Odoacre. Se volessimo parlare di tutte le fasi storiche dell’isolotto non potremmo che menzionare quando quest’ultimo diventò un monastero basiliano intitolato al Salvatore, anche se non è ben chiara la notizia che l’isola ospitasse edifici sacri fin dai primi tempi della libertà cristiana. (4)
A circa tre secoli dopo gli eventi di Romolo Augustolo e Odoacre, risale la prima fase edilizia di Castel dell’Ovo, che riutilizza nella sua struttura reimpieghi di epoca romana all’interno della cosiddetta “Sala delle Colonne” pertinenti, probabilmente, alla villa sopracitata. Abbiamo svariate fonti che ci narrano della presenza della villa marittima: da Carlo Celano che ci parla dei murenai; Camillo N.Sasso che ci localizza le peschiere ad ovest dell’isolotto; ma sappiamo anche che l’identificazione dei ruderi all’interno di Castel dell’Ovo trae origini da fonti tardo-romane e medievali, che localizzano la villa sulla collina di Pizzofalcone, e quando il promontorio venne fortificato la roccaforte venne denominata Castrum Lucullanum. (5)
Infine, una delle tante leggende napoletane vede come protagonista la celebre figura del poeta romano Virgilio, che durante il suo soggiorno nel Castrum Lucullanum, avrebbe posto una gabbietta al centro della quale era sospeso un uovo, dal quale sarebbe dipeso il destino della città partenopea, poiché al momento della sua rottura, la città sarebbe stata inghiottita dal mare. (6) L’ultima leggenda popolare che riguarda la nostra Megaride, ci dice che questa corrisponderebbe al luogo dove il mare avrebbe spinto il corpo esamine della sirena Partenope.
Importante quindi sarebbe, nel caso di Megaride (e non solo), avere una maggiore fruizione informativa, visto che la storia dell’isolotto è una storia continua, parallela a quella dell’ “entroterra” della città, andando a risaltare uno dei luoghi più ricchi di storia che troviamo sotto l’ombra del Vesuvio, spesso ignorato. Un modo semplice ma efficace sarebbe l’utilizzo di cartelloni informativi riguardanti la storia dell’isolotto, esterni alla struttura di Castel dell’Ovo, dove possiamo goderci una stupenda visita grazie alle persone che vi ci lavorano e che ogni giorno diffondono cultura e conoscenze. Tutto ciò ci insegna che per comprendere il futuro non possiamo ignorare il punto da dove tutto è iniziato: una storia millenaria che va valorizzata ogni giorno e che necessita di cure e attenzioni costanti, attraverso l’uso delle tecnologie moderne ma anche dei più banali sistemi di comunicazione informativa.
Flavio VENTRE
Università L'Orientale di Napoli
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Note
1. Soprintendenza Archeologica per le province di Napoli e Caserta, Napoli Antica, Gaetano Macchiaroli Editore, 1985.
2. Idem.
3. Zazzera Sergio, Le isole di Napoli, Newton Compton Editori, 1998.
4. Idem.
5. Tratto da: Preliminary report: Underwater activities of the Università degli studi di Napoli “L’Orientale” team at Castel dell’Ovo, pubblicazione di Donadio Carlo, Iavarone Stefano, Stefanile Michele, Valentini Rosario, Zazzaro Chiara, Newsletter di Archeologia CISA, Volume 10, 2019, pp. 407-422.
6. Zazzera Sergio, Le isole di Napoli, op. cit.
Illustrazioni
Assonometria tratta dall'articolo di Costanza Caniglia Rispoli per l'università di Heidelberg.
Fotografie di Antonio Lanzetta.
Bibliografia
Capano Francesca, Visone Massimo, La Città Palinsesto, Tomo I, FedOA - Federico II University Press, 2021.
Donadio Carlo, Iavarone Stefano, Stefanile Michele, Valentini Rosario, Zazzaro Chiara, Preliminary report: Underwater activities of the Università degli studi di Napoli “L’Orientale” team at Castel dell’Ovo, Newsletter di Archeologia CISA, Volume 10, 2019.
Soprintendenza Archeologica per le province di Napoli e Caserta, Napoli Antica, Gaetano Macchiaroli Editore, 1985.
Zazzera Sergio, Le isole di Napoli, Newton Compton Editori, 1998.
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